Quando la conservazione dei cibi mette a rischio la fertilità
Il Bisfenolo A è una sostanza che si trova nel materiale per la conservazione di cibo e bevande Sempre meno fertili. Da tempo i ricercatori assistono ad una riduzione della qualità delle cellule deputate alla riproduzione, gli ovociti e gli spermatozoi. Tuttavia, i dati per ora in mano agli studiosi
provengono solo su quelle donne che si sottopongono alla riproduzione assistita e quindi la valutazione della qualità fatta dai biologi è inficiata da due fattori: un’età della donna più avanzata rispetto in genere a chi ha una gravidanza spontanea e da una eventuale predisposizione non nota all’infertilità. Al contrario fare la valutazione sugli spermatozoi è molto più semplice ed i campioni osservabili possono rappresentare tutta la popolazione maschile.
Il calo della qualità del liquido seminale è sotto gli occhi di tutti gli esperti, tanto da far stabilire nel 2010 all’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) nuove Linee Guida per lo Spermiogramma variandone i parametri di normalità.
Molteplici possono essere i motivi di questa diminuzione di qualità. Si dà la colpa allo stile di vita, allo stress al fumo e all’alimentazione. Quindi sembrerebbe che l’ambiente e le sostanze chimiche con cui si viene continuamente a contatto siano i principali imputati.
Il Ministero dell’Ambiente ha finanziato uno studio dell’Università “Sapienza” di Roma per valutare come i contaminanti chimici classificati come Interferenti Endocrini (IE), sempre più diffusi nell’ambiente, possano essere coinvolti a vari livelli nei problemi di salute dei cittadini ed in particolare sulla salute riproduttiva. Gli interferenti endocrini sono sostanze capaci agire sugli ormoni sessuali mimando il loro comportamento con conseguenze
non ancora ben calcolabili sul sistema riproduttivo.
Lo studio condotto ha puntato l’attenzione in particolare sugli interferenti endocrini ed ha evidenziato, ad esempio, nella città di Roma la più elevata concentrazione di bisfenolo A (BPA) nell’organismo sia nelle donne che negli uomini sottoposti al controllo.
Il Bisfenolo A è una sostanza chimica, considerata un interferente endocrino, usata nella produzione di materiale plastico. È presente anche nelle sostanze per le otturazioni usate in odontoiatria, ma anche nel policarbonato utilizzato nei contenitori per uso alimentare come le bottiglie per le bevande, nei biberon, nei piatti e bicchieri di plastica, nei rivestimenti delle lattine. Aumenta la resistenza del cibo alle contaminazioni batteriche rendendo il cibo meno deperibile nel tempo. Ma se da una parte aiuta a conservare i cibi, dall’altra, il Bisfenolo A è in grado di essere assorbito da bevande e alimenti che ne vengono a contatto e da questi essere assorbito nell’organismo.
Uno studio simile a quello italiano è stato condotto dall’Università di Harvard con risultati altrettanto allarmanti. Si è visto che se si consumano ogni giorno prodotti a contatto con questa sostanza, l’aumento in circolo del Bisfenolo cresce rapidamente, ma tende a sparire entro pochi giorni dalla fine di questo consumo, tuttavia non sono ancora prevedibili gli effetti anche se transitori. Per cui gli studiosi sono giunti alla conclusione
dell’opportunità di applicare il principio della precauzione.
Anche uno studio, uscito sulla autorevole rivista specialistica “Fertility and Sterility” a settembre 2011, riporta che il Bisfenolo A danneggia direttamente gli spermatozoi aumentandone la frammentazione del DNA.
L’organo di controllo EFSA( European Food Safety Authority) ha fissato per il Bisfenolo una dose giornaliera tollerabile di 0,05 mg per chilogrammo di peso corporeo, ingeribile per tutta la vita senza rischio. Rimangono comunque a tutt’oggi incertezze per la salute umana di alcuni effetti associati al BPA. Negli Stati Uniti sono in corso vari studi sugli effetti di questa sostanza e si è in attesa di una nuova valutazione di rischio ambientale.
Negli ultimi tempi molti paesi, con l’entrata in vigore di normative restrittive, stanno eliminando la produzione di questa sostanza .Dall’inizio del 2011 l’Unione Europea, adottando la direttiva 2011/8/UE, ha vietato l’uso del Bisfenolo per la produzione dei biberon che contengano BPA e l’importazione e commercializzazione di questi prodotti nell’Unione.