Il ruolo delle citochine nell’aborto ricorrente
Le citochine, sono piccole proteine, che comprendono anche le interleuchine prodotte dal sistema immunitario in risposta a stimoli esterni quali infezioni ,attivando la risposta immunitaria, fungono quindi da segnali di comunicazione tra sistema immunitario, tessuti ed organi.
L’aborto spontaneo ricorrente è definito come due o più interruzioni di gravidanza consecutive, presenta un a percentuale stimata al 15 % in tutto il mondo.
L’aborto spontaneo è un problema riproduttivo multifattoriale che è stato associato a vari fattori, quali anomalie cromosomiche dei genitori che sono la causa più frequente 50-70 % nel primo trimestre e nel 5-10% di tutte le gravidanze., riarrangiamenti cromosomici embrionali, alterazioni geniche, anomalie uterine, malattie autoimmuni, disfunzioni endocrine, predisposizione alla trombofilia, fattori dello stile di vita e infezioni materne, oltre le cause paterne per ipofertilità da alterazioni genetiche e ambientali, che non vanno escluse anche se minori. Una delle cause di aborto più frequenti sta in un difetto dell’ovocita dovuto ad errori meccanici durante la meiosi dovute all’eta’ materna avanzata.
Purtroppo la causa esatta spesso non è definibile in circa il 50 % dei casi, anche perché spesso non viene adeguatamente affrontata una diagnostica maggiormente approfondita che permetterebbe di abbassare tale percentuale e per quanto possibile risolvere il problema.
In particolare nel caso di un rigetto immunologico dell’embrione, l’aborto è dovuto a una reazione immunitaria materna contro gli antigeni embrionali paterni che porta all’aborto spontaneo del feto visto come corpo estraneo ed attaccato. Aborti spontanei ripetuti dovuti a alterazione del sistema immunitario della madre incidono per circa il 10 % sui fallimenti dell’ impianto.
Il sistema immunologico normalmente dovrebbe riconosce l’embrione come non self, invece nella gravidanza questo non avviene e il feto non viene aggredito come estraneo e non lo attacca.
L’embrione, geneticamente diverso per la metà da quello materno, si ritiene sfugga al rigetto immunitario materno per la comunicazione tra molte citochine vitali all’interfaccia materno-embrionale sia dalle cellule materne che da quelle embrionali.
Le cellule Treg immunoregolatorie partecipano alla regolazione della risposta immunitaria mediante la secrezione di interleuchine immunosoppressive, come l’IL-10 e il TGF-beta).
Queste cellule regolatorie contribuiscono inoltre a prevenire le risposte autoimmuni e determinano le risposte verso gli antigeni non-self.
Si ritiene che normalmente le interleuchine sviluppino una complicata rete regolatoria in modo da stabilire uno stato di omeostasi tra l’embrione semi-allogenico e il sistema immunitario materno. Tuttavia, uno squilibrio avverso tra le citochine all’interfaccia materno-embrionale, forse a causa dei loro polimorfismi genici, può rendere i mezzi immunoregolatori non sufficienti a ristabilire l’omeostasi e quindi può far bloccare la gravidanza.
Nell’immunità alterata dei pazienti con aborto ripetuto, l’embrione allogenico (diverso per metà dalla madre) sfugge alla reazione delle cellule Treg immunoregolatrici materne.
Si è identificato un meccanismo all’interno dell’organismo che protegge il feto dalle crisi di rigetto. In alcuni casi però il meccanismo non entra in funzione e il feto viene aggredito dagli anticorpi materni, e porta all’aborto. Ogni feto eredita meta’ dei geni paterni e meta’ di quelli materni, fra cui i geni che codificano gli antigeni del Sistema Maggiore di Istocompatibilita’- Hla, determinanti per la risposta immunitaria, ma che possono provocare il rigetto .
Durante la gravidanza l’organismo femminile tollera i geni estranei del feto grazie ai linfociti Treg che bloccano la reazione immunitaria avversa impedendo il rigetto del feto.
Le cellule natural killer-NK nella placenta cambiano la loro funzione di distruzione di cellule estranee e si scambiano informazioni con i macrofagi spingendo alla produzione di cellule Treg che impediscono al sistema immunitario della madre di eliminare il feto.
Se vi è un deficit di cellule Nk, o un inefficace meccanismo di informazione tra cellule, le Treg non vengono prodotte e il feto viene aggredito dalle cellule NK e dagli anticorpi materni e si innesca l’aborto.
Qualora si sospetti una causa immunologica, devono essere eseguite indagini specifiche per poter poi valutare un trattamento adeguato. Purtroppo gli esami preliminari alla gravidanza per valutare il rischio immunologico e capire come proteggere l’embrione dal possibile attacco del sistema immunitario materno e identificarne la causa sono ancora poco considerati e sottovalutati nella diagnostica che invece in modo preventivo potrebbe aiutare ad evitare questo motivo di aborto.