Il test genetico preimpianto per le aneuploidie – PGT-A. Quando farlo
Per eseguire l’indagine preimpianto PGT A è necessario rivolgersi ad un Centro di Riproduzione Assistista e sottoporsi ad una tecnica di fecondazione in vitro per poter avere la disponibilità degli embrioni da analizzare . L’indagine genetica con la tecnica PGT A si eseguie sugli embrioni che vengono sottoposti a biopsia per valutare l’eventuale presenza di embrioni con anomalie cromosomiche , da cui vengono diagnosticati come euploidi-normali o aneuploidi-anormali. Gli embrioni aneuploidi anormali possono presentare un danno cromosomico importante o anche un danno a carico solo di una piccola parte di cellule e queste indivcano la presenza di un mosaicismo. Per mosaicismo genetico si intende la presenza di una cellula con alterazione cromosomica e di tutte le cellule da essa derivanti che formano un clone cellulare anomalo, che spesso va perso. Un embrione può essere classificato come euploide quando il mosaicismo è minore del 20% e aneuploide quando il mosaicismo è maggiore dell’80 %.
PGT A e Coppia con presenza di anomalie nel numero o nella struttura dei cromosomi
Nel caso di una Coppia che è a conoscenza che uno dei due partner è portatore di cariotipo alterato è opportuna l’indagine PGT A . Gli eventuali embrioni aneuploidi possono derivare dal genitore portatore, quindi la situazione si presenta chiara perché se il tratto genetico del genitore viene trasmesso, l’alterazione cromosomica sarà presente in tutte le cellule dell’embrione.
Nel caso invece che la coppia non presenta problemi cromosomici accertati, non si deve sottovalutare comunque che un danno cromosomico si può anche presentare “de novo” e non a carico di un genitore, per cui attualmente si consiglia di eseguire, a partire dalla decima settimana di gravidanza, per prevenzione i test prenatali NIPT (Non Invasive Prenatal Test), che analizzano il DNA fetale libero presente nel sangue materno per la ricerca di eventuali anomalie cromosomiche a carico del feto, questi test si possono effettuare nel primo periodo della gravidanza a partire dalla decima settimana compiuta in poi.
Queste analisi non sono diagnostiche ma di screening, anche se sono molto affidabili e precise, per cui in presenza di un eventuale risultato a rischio si deve procedere con l’amniocentesi, che è una indagine diagnostica di secondo livello effettuabile alla 16° settimana per avere la conferma del dato del NIPT.
Tornando alla tecnica PGT A questa è sicuramente utile nel caso di una copia portatrice di una alterazione cromosomica accertata, diversa è la valutazione della situazione di embrioni a mosaico, cioè con presenza di alterazioni sporadiche non definibili come patologia, quindi in presenza di una situazione diversa perché non dipende da una trasmissione genetica parentale, ma da errori casuali durante i meccanismi di formazione dell’embrione.
Il dubbio che si crea l’embriologo e il medico del Centro di PMA sta nella scelta se trasferire o meno anche gli embrioni a mosaico, questa scelta non facile va valutata con attenzione perchè bisogna tener presente che la tecnica PGT A si effettua sulla blastocisti, stadio di sviluppo embrionale a 5-6 settimane, prendendo dalla blastocisti alcune cellule della zona della blastocisti detta trofectoderma e mai dalla zona del bottone embrionario detta Inner Mass, queste due zone hanno compiti diversi, e le cellule del trofectoderma, zona che dirige la formazione degli annessi embrionari e della placenta, possono durante le replicazioni cellulari subire degli errori di divisione che portano alla presenza di errori e che non avrebbe nulla a che vedere con il corredo cromosomico dell’Inner Mass (embrione).
Quindi la decisione se trasferire o no un embrione con presenza di un mosaicismo è difficile e comunque si rischia di non trasferire un embrione esente da reali danni cromosomici.
In realtà la PGT A dovrebbe essere presa in considerazione e consigliata solo nel caso di una coppia con problemi di infertilità che viene a conoscenza, tramite l’analisi del proprio cariotipo, che uno dei due partner presenta una alterazione cromosomica, quindi in presenza di una traslocazione bilanciata o di una trisomia a mosaico che potrebbe essere trasmessa all’embrione in forma sbilanciata.
La decisione e la scelta rimane alla coppia, con l’aiuto del Centro di PMA e del genetista, se trasferire o meno quell’embrione, a seconda della valutazione di ogni singolo caso.
immagine tratta da J Assist Riprod Genet. 2023 aprile
Dr. Sebastiana Pappalardo